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edward hopper

il caposcuola del realismo americano esposto a roma.

Dopo lo straordinario successo ottenuto nella sede di Palazzo Reale a Milano, la  grande mostra su Edward Hopper arriva a Roma nelle sale del Museo Fondazione Roma, con importanti novità: l’arrivo di altri capolavori dai musei americani, un originale e suggestivo allestimento e una nuova edizione del catalogo. Oltre alle 160 opere esposte alla mostra milanese, a Roma si aggiungono altri grandi capolavori dell’artista, quali il bellissimo Self-Portrait, The Sheridan Theatre, New York Interior, Seven A. M; South Carolina Morning accanto ai relativi disegni preparatori. Dipinti straordinari che completano il gruppo delle opere celebri già presenti a Milano, tra cui Summer Interior (1909), Pennsylvania Coal Town, Morning Sun, Second Story Sunlight, A Woman in the Sun e la bellissima Girlie Show. Un percorso che attraversa tutta la produzione di Hopper e tutte le tecniche di un artista considerato oggi un grande classico della pittura del Novecento.

“ Quello che vorrei dipingere è la luce del sole sulla parete di una casa”,così si apre la mostra di Edward Hopper,suddivisa in sette sezioni,seguendo un ordine tematico e cronologico dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi. L’apparente semplicità delle sue opere nasconde la sua complessità del pensiero. La prima sessione si apre con una successione di immagini indelebili dell’arte americana;colori caldi, acquerelli inondati di luce raffiguranti “Costa del Maine”e “Cape Cod ”in Massachussets. Il tutto  eleva l’austera bellezza dei luoghi,mentre la rappresentazione degli uffici  esprime invece il senso d’isolamento urbano.Le sessioni proseguono dopo la serie degli autoritratti, Hopper a Parigi, passando dal disegno alle tele.

La scena si apre così con i seguenti noti dipinti” The Sheridan  theatre” “Morning Sun” e “ Blackwell’s island”.L’arte di Hopper si dimostra così molto particolare in quanto lui stesso dice “ Se potessi esprimerlo con le parole, non ci sarebbe nessuna ragione per poterlo dipingere”.Molto significativo è un commento del celebre Charles Burchfield, il quale afferma: “I quadri di Hopper si possono considerare da molte angolature”.

C’è il suo modo modesto, discreto, quasi impersonale, di costruire la pittura,tuttavia ci sono anche altri elementi del suo lavoro che sembrano aver poco a che fare con la pittura pura, ma rivelano un contenuto spirituale.C’è, ad esempio, l’elemento del silenzio, che sembra pervadere tutti i suoi lavori più importanti, qualunque sia la loro tecnica.

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Conosciamo tutti le rovine di Pompei, dove furono ritrovate persone sorprese dalla tragedia,fissate per sempre in un’azione ,raggiunte improvvisamente dalla morte in quella posizione. Analogamente, Hopper ha saputo cogliere un momento particolare, quasi il preciso secondo in cui il tempo si ferma, dando all’attimo un significato eterno, “universale”.

Gloria GARGANO

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