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Roma: Capitale dell’Arte Contemporanea

Inaugurati il Maxxi ed il Macro

Il neonato museo MAXXI al Flaminio di Zaha Hadid, i nuovi spazi del complesso MACRO del Nomentano progettati da Odile Decq, nell’ultima settimana di maggio Roma è diventata capitale dell’arte contemporanea, grazie alle grandi prime delle due “archistar” al femminile.

Per la prima volta Roma collauda una vera e propria settimana dell’arte contemporanea, con una concentrazione di eventi internazionali. D’altronde non si apre tutti i giorni un gioiello prezioso come il Maxxi, il Museo nazionale per le Arti del XXI secolo griffato dall’archi-star anglo irachena Zaha Hadid (dopo svariati anni di lungaggini e una spesa di 150milioni di euro). E i numeri parlano chiaro, se si contano almeno seicento giornalisti accreditati e oltre cinquemila invitati al mega party inaugurale, tra premi Nobel e premi Oscar e anche quindicimila  visitatori prenotatisi on line (con posti esauriti in soli tre giorni) per l’anteprima gratuita dedicata a Roma.

E sempre all’insegna degli acronimi “extra large”, anche il nuovo Macro – il museo comunale disegnato dall’architetto visionario francese Odile Decq (diecimila metri quadrati nell’ala “vecchia” della ex Birreria Peroni) – ha fatto il suo debutto, dopo un’attesa spasmodica di quasi un decennio, svelandosi al mondo, con una quattro giorni di opening no-stop, preceduta da un dîner noir con i curatori del Louvre, architetti e personaggi del cinema. Architetture che in modo diverso dialogano con la città: il Maxxi si impone come una scultura fluida capace di imporsi come nuovo polo catalizzatore; il Macro sale invece, più discreto, tra gli edifici esistenti, con un volume trasparente che rompe l’angolo delle facciate, restaurate, di quella che una volta era la fabbrica della birra. Il primo estroverso, l’altro introverso.

MAXXI

Il MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, il primo museo pubblico nazionale dedicato alla creatività del nostro tempo.

L’imponente museo ha la missione di promuovere l’arte e l’architettura del XXI secolo e di raccogliere le testimonianze artistiche della creatività contemporanea per conservarle, studiarle e metterle a disposizione del pubblico e sarà di certo un punto di riferimento nazionale per le istituzioni pubbliche e private operanti in Italia e all’estero, così come per gli artisti, gli architetti e il pubblico più vasto, con un lavoro approfondito di valutazione del presente che delineerà un quadro in costante aggiornamento sullo sviluppo delle arti e dell’architettura del XXI secolo.

Con il progetto del MAXXI si supera l’idea dell’edificio-museo. La complessità dei volumi, le pareti curvilinee, il variare e l’intrecciarsi delle quote determinano una trama spaziale e funzionale molto articolata che i visitatori possono attraversare seguendo percorsi sempre diversi e inaspettati. Ambienti molteplici convivono in una sequenza di gallerie illuminate dalla luce naturale filtrata da un particolare sistema di copertura. La grande hall a tutta altezza ospita i servizi di accoglienza e introduce all’auditorium, alle gallerie destinate alle collezioni permanenti, alle mostre e agli spazi dedicati alla caffetteria e al bookshop.

Tra le mostre inaugurali spicca ‘Spazio. Dalle collezioni di arte e architettura del MAXXI‘   (30 maggio 2010 – 23 gennaio 2011) che presenta 80 opere firmati da maestri tra cui Boetti, Kentridge, Penone, Vezzoli, in un dialogo con progetti pensati appositamente per la mostra da dieci architetti e studi di architettura internazionali.

Gli altri appuntamenti previsti sono ‘Gino De Dominicis. L’Immortale‘ (30 maggio – 7 novembre 2010); ‘Luigi Moretti architetto. Dal Razionalismo all’Informale‘ (30 maggio – 28 novembre 2010) e infine ‘Kutlug Ataman. Mesopotamian Dramaturgies‘ (30 maggio – 12 settembre 2010).

MACRO

La sede originaria di MACRO nasce dalla riconversione e restauro di un importante edificio industriale costruito agli inizi del XX secolo e collocato nel quartiere Nomentano di Roma. La prima fase di riconversione, completata nel settembre del 1999, ha consentito l’apertura di sei ampie sale espositive, la mediateca, la libreria, la sala conferenze, un laboratorio, un bookshop e un bar, in questa struttura vengono anche ospitate la collezione permanente del MACRO e gli uffici amministrativi.

Il progetto del NUOVO MACRO, realizzato su disegno dell’architetto Odile Decq, sorge a ridosso dell’originaria struttura recuperata nel 1999 e, nell’intenzione della progettista, si pone l’obiettivo di trovare un equilibrio dinamico attraverso la creazione di differenti punti di vista e di approccio al museo. Le aree interne ed esterne non sono concepite in modo statico, ma diventano dinamiche ed offrono ai visitatori l’attrattiva di una scoperta continua. L’inserimento del nuovo edificio progettato dall’architetto Decq, in un contesto molto definito a livello architettonico, vuole integrare la nuova struttura con l’intero isolato urbano. Gli elementi che caratterizzano questo processo sono: l’ ingresso del Nuovo MACRO posto all’angolo tra via Nizza e via Cagliari con la creazione di un doppio ingresso rispetto alla precedente sede museale (in via Reggio Emilia) e l’occupazione di un intero isolato del quartiere; la creazione di un tetto-giardino percorribile a più livelli che consente al visitatore di potersi appropriare di una parte di città sconosciuta, in particolare il tetto percorribile costituisce inoltre uno degli elementi architettonici più importanti nella ridefinizione della identità del Nuovo MACRO e della parte di città che lo ospita. In via Nizza il Macro si presenta con un volume trasparente che rompe l’angolo delle facciate, restaurate, di quella che una volta era la fabbrica della birra. Il prisma, con una pelle disegnata da una maglia metallica che filtra la luce, è sospeso e ospita l’Art Cafè. E’ questo l’ingresso del museo che non sarà solo uno spazio espositivo ma un luogo per la città: si potrà andare senza pagare il biglietto nel foyer principale, lungo le passerelle che attraversano in quota lo spazio museale, e sulla terrazza panoramica che Odile Decq ha allestito come una piazza, con una fontana, un boschetto di lampioni disegnati come dei ‘giavellotti’ e un ristorante con un centinaio di posti a sedere.

Al museo di Odile Decq si entra superando una piccola corte, sulla quale affacciano le pareti trasparenti del foyer e dove inizia a salire anche la scala che porta direttamente sulla terrazza-paesaggio. Il primo spazio che si incontra è pubblico, alto otto metri, con pareti nere, che ricordano il carattere industriale dell’edificio. Nel mezzo un monolite rosso, una sorta di meteorite si incastra nel pavimento e è il vero protagonista del Macro: un volume irregolare che ospita al suo interno l’auditorium, rosso lucido dentro, e rosso satinato fuori. Due le sale espositive: una al piano terra di 1200 mq e di altezza variabile da 8 a 12 metri, l’altra al primo piano di 500 mq. Gli spazi pubblici sono dinamici, le aree espositive più neutrali lasciano spazio al protagonismo delle opere d’arte.

MACRO A TESTACCIO

Una sezione del MACRO è presente anche a Testaccio, dove nei fabbricati dell’ex mattatoio –  grazie ad una precisa riconversione – è stato realizzato MACRO Future, una vivace area per manifestazioni culturali ed eventi artistici e destinato a diventare luogo ideale per la sperimentazione culturale. A fare da apripista a questo preludio di arte “The Road to Contemporary Art“, la terza edizione della fiera internazionale dell’arte contemporanea diretta da Roberto Casiraghi al MacroTestaccio, suggestivo esempio di archeologia industriale nell’ex mattatoio romano, con i suoi due padiglioni e lo splendido spazio della Pelando, alla presenza di opere d’arte di maestri storici, talenti emergenti e proposte evergreen, per 67 gallerie italiane e straniere, dalla sezione principale (Main Section), all’area più alternativa (Start Up) riservata a diciassette gallerie giovani nate dopo il 2006 con progetti più trendy, aggressivi e provocatori.

Dopo questa apertura però gli spazi del Macro chiuderanno per il completamento del cantiere (a fine anno l’apertura), mentre rimarranno le mostre della MacroEstate negli spazi delle vecchie scuderie della Birreria Peroni ad intrattenere il pubblico fino al 22 agosto, tra revival degli anni ’80, omaggi a grandi artisti come Zorio e Pirri, opere borderline tra arte e scienza, installazioni di una foresta di settemila microaquiloni fluttuanti appesi a migliaia di fili, rivestimenti di porzioni di muro all’insegna di eden utopistici.

Informazioni sulle programmazioni dei due complessi museali ai siti www.fondazionemaxxi.it e www.macro.roma.museum.

Gabriele Impronta

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