the show must go on

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THE SHOW MUST GO ON – Uno spettacolo eterno

Alla scoperta di uno dei più celebri gruppo del rock: i Queen. Nell’attesa che anche a Roma sbarchi il musicaal “We Will Rock You”

Ovunque voi siate se per un attimo date due colpetti consecutivi con i vostri piedi per terra e subito dopo un altro colpo battendo entrambe le mani, avrete suonato l’incipit di una delle canzoni più famose della storia della musica mondiale. “We will rock you” è la più celebre canzone dei Queen scritta da Brian May, chitarrista del gruppo, e in italiano vuol dire “Noi ti scuoteremo”; la composizione ha la veste di un vero e proprio inno grazie anche al riff del ritornello ed è una vera e propria scossa adrenalinica che tocca chiunque ascolti il brano. Il successo ottenuto da questa canzone ha fatto sì che i Queen raggiungessero a pochi anni dalla nascita l’apice della popolarità.

L’esordio della rock band britannica sul panorama musicale si ha nel 1973, anno di uscita del primo album dal titolo omonimo. Frontman del gruppo è Freddy Mercury musicista, cantante e anche compositore di 17 brani dei Queen, il quale dà il meglio di sé nelle esibizioni live in cui riesce a catturare il pubblico come pochi sanno fare, e nell’ interpretazione dei brani, ciò per merito della sua estensione vocale che raggiunge le 3 ottave a voce piena (eguagliato in Italia solo dal  cantautore Claudio Baglioni). Durante il loro percorso artistico i Queen dimostrano di avere grande intelligenza musicale in quanto sanno adattare le sonorità delle proprie canzoni agli stili più gettonati dei periodi storici che si trovano a percorrere.

Negli anni ’70 quello che qualche anno prima era conosciuto come rock and roll, diviene hard rock, un tipo di rock più aggressivo e diretto che viene inserito dai Queen in “At the night at the opera” (1975) album dell’affermazione della band. La canzone simbolo di quell’album “Bohemian Rhapsody” scritta da Freddy Mercury, è la sintesi dell’immenso valore artistico e compositivo dei Queen nonché del loro eclettismo: all’inizio vi è una polifonia di voci che accompagnano la voce solista, segue il tema della canzone con solo voce e pianoforte per lasciare poi spazio all’ingresso di tutti gli strumenti che danno vita ad un hard rock spinto e diretto.

Dopo il quasi anonimo “A Day at the rances” (1976), ricordato solo per “Somebody to Love” in cui si manifesta comunque la loro bravura per l’unione del gospel al rock, il gruppo inglese pubblica “News of the World”, forse l’album più bello dei Queen. Apertura dell’ album è l’intramontabile “We will rock you”, la numero due è “We are the champions” composta da Freddy Mercury: questi due brani sono considerati a tutti gli effetti dei veri e propri inni da stadio, ciò grazie alle parti corali che contraddistinguono entrambi i componimenti.

Il primo è duro e diretto sin dall’inizio, il secondo ha una prima parte soft con la sola voce di Freddy Mercury e il pianoforte, come a far salire il pathos della proclamazione di un vincitore che poi sfocia in ritornello trionfale e in cui si afferma “Siamo i campioni, amico mio, e continueremo a lottare fino alla fine”: una splendida struttura a climax ascendente che si ripete due volte per lasciare infine spazio al tripudio finale.

L’anno dopo, nel 1978, i Queen lanciarono sul mercato l’album “Jazz”, che di jazz non aveva proprio nulla, un disco provocatorio che tende a dissacrare miti di quel tempo; venne criticato dalla stampa per essere troppo pomposo ed artefatto.

Gli anni ’80 vedono l’esordio e il successo della discomusic e i Queen dimostrano anche in questo caso di sapersi adattare alle richieste del tempo. Forse anche stanchi del tipo di sonorità suonate fino a quel momento, decidono di cambiare totalmente modo di fare musica: “The game” (1980) è l’album della svolta musicale, in cui compare per la prima volta l’elettronica, come i sintetizzatori musicali, fino a quel punto chiaramente disprezzata dalla rock band; mentre dal punto di vista musicale entra nelle loro canzoni la discomusic: bravura dei Queen è mescolare questo nuovo genere con quello che avevano sempre fatto.  “Another One Bites the Dust” è il brano simbolo di questa svolta artistica che riprende il famoso giro di basso di “Good Times” degli Chic.

Dopo uno strepitoso successo nel tour mondiale, i Queen pubblicano “Hot space” (1982) in cui completano l’opera di distacco dalle sonorità degli anni ’70 e ampliano l’idea della discomusic e  del funky, solo in parte accennato nell’ album “The Game”.

Lo stesso Michael Jackson si ispira a quest’album per il suo “Thriller”. Nel 1984 è la volta di “The works” in cui vengono ribadite le peculiarità musicali degli altri album, specialmente nella hit “Radio Ga Ga” resa celebre, nel video, dal battimani di Freddy Mercury e in cui si fondono alla perfezione discumusic e rock. Una tappa importante per la storia dei Queen è rappresentata dalla loro partecipazione al Live Aid, concerto umanitario organizzato da Bob Geldof e tenutosi il 13 luglio 1985, che vede la partecipazione di numerosi artisti internazionali. L’esibizione dei Queen avviene a Wembley per circa venti minuti e Freddy Mercury porta con sé tutto il suo talento e lo esprime sul palco, tutto il pubblico segue il cantante di origine indiane nel battere le mani durante l’esecuzione di “Radio Ga Ga”. Il 9 agosto 1986, dopo la pubblicazione dell’album “A kind of magic”, si ha l’ultima esibizione pubblica di Freddy Mercury con i Queen durante l’ultima tappa del “Magic tour”.

Il 24 novembre del 1991, appena un giorno dopo aver comunicato ufficialmente di essere malato di AIDS, Freddy Mercury si spegne. Nel 1995 esce “Made in Haeven” con le ultime inedite registrazioni del cantante scomparso. Il disco contiene la rielaborazione di vecchie tracce mai pubblicate e di alcune ultime registrazioni che Freddy Mercury ha fatto prima di morire, “Mother Love” si pensa sia stato l’ultimo lavoro del leader della band.

Nonostante la sua morte, la band ha continuato ad avere successo e a coinvolgere le nuove generazioni testimonianza di ciò è il tour mondiale che i Queen hanno presentato nel 2005/2006 che ha registrato il tutto esaurito in ogni tappa. Anche nel campo delle esibizioni dal vivo i Queen hanno sempre incantato e mai deluso, i loro concerti sono dei veri spettacoli musicali in cui la maestosità della musica si fonde a un aspetto scenico curato e ricercato con giochi di luce sempre nuovi e atmosfere da brivido. Dal 1979 ogni giro di concerti viene accompagnato da un cd live in cui viene inserito qualche inedito come il brano “Love of my life” contenuto in “Live Killers” (1979).

Il fenomeno dei Queen non si ferma all’aspetto puramente musicale, ma dal 2002 è stato creato un musical, o meglio un’opera rock, sulle canzoni dei Queen. Il titolo è “We will rock you” (spesso abbreviato in WWRY) e ha esordito per la prima volta a Londra il 12 maggio al Dominion Theatre, tra i produttori il batterista Roger Taylor e il chitarrista Brian May. Un musical che ha registrato il tutto esaurito in tutta Europa e da dicembre è in Italia per la prima volta. L’opera, divisa in due atti, vede nella sua rappresentazione l’esecuzione dei più celebri brani dei Queen.

E’ ambientata in un futuro in cui tutti i giovani ascoltano solo la “computer music”, non ci sono strumenti musicali, non ci sono vecchi cd e tutti vestono e pensano allo stesso modo. All’interno di questi ragazzi vi è un ‘ribelle’ che cerca di fuggire dal quel mondo malsano e riportare in auge la musica rock. Ci riuscirà? La risposta è al Teatro Brancaccio dall’11 al 21 febbraio 2010.

Francesco Frattarelli

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