Tantissimi sono i tipi di società che educano i ragazzi allo sport e anche se a livello dilettantistico lo sport deve formare i giovani a essere uomini.

Quando si sente parlare di sport le prime cose che stuzzicano il pensiero sono campioni celebri in tutto il mondo, soldi (tanti), bella vita, luogo in cui non ci sono problemi e su questa scia si potrebbe continuare all’infinito. Ma lo sport, quello vero, è soprattutto un grande contenitore di valori da trasmettere agli sportivi e a chi, seguendolo, ne gioisce. Altro compito di quest’attività è l’educazione dei giovani, un’ educazione che dovrebbe tendere a formare prima  come uomini e poi come atleti. Ci sono società sportive che basano i propri interessi nella ricerca di campioni, altre che, con meno risonanza, tentano di far crescere i ragazzi per farli diventare dei campioni di vita. Tra questi ultimi tipi di società rientrano quelle che fanno parte del CSI, Centro Sportivo Italiano, e dell’ US ACLI, ossia l’ Unione Sportiva nazionale promossa dalle ACLI, associazioni cristiane che hanno come capisaldi l’uomo e la sua formazione all’interno della società. Queste associazioni, senza scopo di lucro, promuovono lo sport come momento di educazione, di crescita e di aggregazione sociale, ispirandosi alla visione cristiana. Oltre ai valori umani infondono valori sportivi: per questo sono affiliate al Coni e sono impegnate in tornei e campionati organizzati sia dalle associazioni stesse che da altre federazioni.

Per conoscere meglio queste realtà incontriamo Riccardo Fruscione, presidente, responsabile e allenatore-educatore della società sportiva “L’angelo” che ha come sede la parrocchia di Santa Maria delle Grazie al Trionfale ed è affiliata sia al CSI che all’US ACLI.

Qual è la differenza tra una società sportiva laica e una società come la vostra?

Per quanto riguarda il lato sportivo non c’è molta differenza, ci sono valori su cui noi puntiamo tanto: il sacrificio, la fatica negli allenamenti, la correttezza negli incontri e la lealtà con l’avversario e anche la puntualità negli appuntamenti. C’è, invece, molta differenza dal punto di vista umano in quanto non cerchiamo di mettere in evidenza il singolo e le sue doti, bensì tentiamo di formare un gruppo di ragazzi unito, simile a una famiglia in modo che un ragazzo quando sarà più grande si ricordi con piacere di aver giocato e lottato insieme ai proprio amici. Inoltre vogliamo ragazzi responsabili ed educati, ciò può sembrare banale, ma non si dicono parolacce e si rispettano tutti, dai compagni, all’allenatore, agli avversari.

Che ruolo hanno gli allenatori?

Fondamentale. Più che semplici allenatori sono gli educatori, che vengono scelti sia in base alle capacità tecniche, ma anche per le qualità umane che hanno e sanno trasmettere. Sono ragazzi responsabili che rispondono a quei principi di cui ho parlato prima. Devo dire che io ho avuto la fortuna di incontrare sempre istruttori bravissimi.

Perché un genitore dovrebbe scegliere una società del CSI e non una federale?

Qui siamo una famiglia e non si stressano i ragazzi, dando loro false speranze e inoltre, ci sono quei valori che per noi sono essenziali. In altre società si cerca sempre di formare campioni, facendo prevalere un ragazzo su un altro, rovinando a volte la crescita dei ragazzi. Poi se un genitore ha un figlio con un talento particolare è giusto uscire al di fuori della nostra società. Il ragazzo deve avere, oltre ai mezzi fisici, anche la testa giusta per andare lontano: essere disposto a un grande sacrificio e un continuo allenamento. Nella mia carriera ho visto molti ragazzi con ottime qualità, ma che non avendo la voglia di sacrificarsi o poiché pensavano già di aver raggiunto il traguardo, sono rimasti a giocare all’oratorio.

E’ mai uscito da una società come la vostra un ragazzo che ha avuto successo?

Ce ne sono alcuni che hanno avuto dei buoni risultati. In particolare, un mio ex allievo è arrivato in serie A, ha giocato con il Perugia e ora milita in C1. Lo allenavo quando faceva le elementari e sono riuscito a fargli amare questo sport, non aveva grandi mezzi tecnici, ma una grandissima passione e tanta voglia di andare avanti e ci è riuscito.

Qualora dovesse esserci un talento in una squadra che allenate, come vi comportate?

Noi non consigliamo, o peggio, vendiamo nessuno. Perché un consiglio sbagliato potrebbe essere deleterio per il ragazzo, ho visto molti ragazzi con ottime prospettive che venivano bruciati dalle false speranze delle società. In questo giocano un ruolo fondamentale anche i genitori che devono tenere i propri figli sempre con i piedi per terra.  Se un ragazzo ha l’animo e i mezzi che lo possono rendere un campione va via da solo verso società che possono offrirgli maggiori strade.

Vi è capitato di avere ragazzi con situazioni familiari particolari? Cercate di intervenire nel contesto familiare?

La volontà è quella di aiutare tutti quelli che hanno dei problemi, dai ragazzi che spesso si trovano buttati per strada a quelli che vivono situazioni disagiate a casa, inserendoli in un gruppo e non farli sentire abbandonati. Stiamo anche attenti che questo però non danneggi gli altri. In questo cerchiamo di fare il nostro meglio. Nelle situazione che conosciamo da anni e dove è possibile cerchiamo, con discrezione e modo, di intervenire. Vedere un ragazzo che con noi si diverte e sta bene è la nostra maggiore felicità.

Francesco FRATTARELLI

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