Anna Maria Travagliati

La modella Anna Maria Travagliati, dopo le recenti esperienze come testimonial della Vespa Cinquanta, come fotomodella per la rivista La pelle, per il marchio Biarritz 1961 Cashmere, per Raio de sol gioielli, per il brand francese Princesse Tam Tam e come modella per alcuni videoclip della Peugeot, stavolta posa per il fotografo Michele Simolo. Numerosi scatti la vedono protagonista anche nei fotoromanzi italiani Grand Hotel e in quelli francesi Nous Deux.

Altre importanti esperienze che vanno ad arricchire un curriculum iniziato nel 2006, quando Anna Maria si era fatta apprezzare come valletta del programma televisivo “Alle falde del Kilimangiaro”, a fianco di Licia Colò e subito dopo come modella per Geo & Geo nello spazio riguardante l’estetica.

 

– Il fotoromanzo Grand Hotel: una moda intramontabile che si inserisce prepotentemente nei miti degli Anni 70; in tutte le edicole, ogni settimana, campeggiava in bella mostra la copertina di turno. Parlaci della tua esperienza in questo cosmo poliedrico.

Fotoromanzo vuol dire saper fronteggiare la macchina fotografica, interpretare il ruolo assegnato senza l’ausilio coadiuvante della parola, solo con la mimica eloquente dell’espressione; ed io, in questo, mi trovo decisamente a mio agio. Ai fotoromanzi devo tantissimo poiché molti dei miei lavori, sempre nel mondo vezzoso della carta patinata e non, arrivano grazie a questi e poi, oltre al profilo professionale soddisfo anche il lato umano: condivido giornate indimenticabili con una troupe altamente professionale, passando così dalla compostezza seriosa del lavoro, all’allegria dei pranzi consumati insieme. E’una gran bella famiglia.

A proposito! Proprio ieri è uscito un fotoromanzo di Grand Hotel in cui interpreto il ruolo della cattiva.

 

– Sembri una ragazza molto solare, semplice e allegra. Confermi?

Si! Ringrazio ogni giorno Dio del dono della Vita e di avermi dato due genitori fantastici, da sempre miei baluardi e pietre miliari. Ho la consapevolezza di quanto sia fortunata e questo mi porta a non sprecare il tempo ad essere infelice. Bisogna sempre pensare che il nostro spazio temporale è limitato e così gli impulsi del mondo esterno quali insoddisfazione, orgoglio, tristezza, svaniscono, lasciando il posto solo a ciò che è veramente importante. Se tu vivi ogni giorno della tua vita come se fosse l’ultimo e pensi come se fosse il primo, sarai sempre nella giusta misura delle cose, non dimenticando mai che salute, serenità e pace interiore sono le ricchezze più preziose. La consapevolezza della caducità dell’uomo è ciò che lo apre al gusto dell’essenziale vissuto, all’apprezzamento del poco: solo chi ha questa percezione diventa, di stagione in stagione, capace di abitare la vita con ragionevole leggerezza, sempre pronto a fare la cosa bella e trascurare le banalità.

– Come è iniziata la tua corsa?

Tutto ha avuto inizio all’età di 18 anni quando ho cominciato a muovere i primi passi nel mondo della moda con sfilate e servizi fotografici a livello locale, ma il vero trampolino che ha segnato la svolta è stata la scelta come valletta del programma televisivo “Alle falde del Kilimangiaro”, al fianco di Licia Colò.

La televisione è un pò come il palcoscenico della vita e quando i riflettori si accendono sul tuo viso, è come se fossi presentata, contemporaneamente, a milioni di persone, quindi questa esperienza ha chiamato la seconda, la terza e così via.

La mia fonte di ispirazione giovanile, quella che mi ha spinta verso nuovi orizzonti e mi ha insegnato a nuotare nel mare della vita, si identifica in Sergio Bambarén che, con i suoi libri, mi ha sempre trasmesso quella sana convinzione di credere e assecondare i sogni. Anzi, per avvalorare questo mio convincimento voglio disegnare il connubio tra pensiero, azione, vissuto e risultato: un paio di mesi fa mi sono sorpresa a fare un bilancio dei desideri avverati e quelli rimasti nel cassetto, così ho sentito il bisogno di ringraziare Bambarén personalmente, sia per gli stimoli che mi aveva saputo regalare che per i traguardi. Gli ho mandato una mail e proprio in questi giorni ho avuto il piacere di conoscerlo e fare una lunga chiacchierata con lui seduti ad un tavolo di un bar, contornati dalla cornice stupenda di Campo dei Fiori. Giornata di forti emozioni, grande entusiasmo e gioia immensa, consapevole di avere avuto la fortuna di conoscere una persona davvero speciale.

– Quanto ha influito sui tuoi studi la tua carriera?

L’attività di modella ha influito notevolmente nella mia vita scolastica, nel bene e nel male. Se da una parte mi rubava il tempo dello studio, dall’altra mi regalava stimoli indescrivibili per camminare verso la laurea. Fortunatamente, con un pò di sacrifici e forza di volontà sono riuscita a conciliare le due cose, laureandomi in Lettere. Ho sempre pensato e tuttora ne sono estremamente convinta che la cultura sia importantissima, ma realizzare i propri sogni è la percezione di una realtà fantastica vissuta con i piedi per terra.

Avere un desiderio significa essere disposti a credere e a correre. Se si nega un desiderio, si imbriglia la passione e di conseguenza ci si abbandona all’immobilità immaginativa, all’alienazione, ad occhi senza luce. “Devi essere affamato, devi essere folle”, diceva Steve Jobs.

 

 

– Cosa consiglieresti alle giovani ragazze che vogliono intraprendere il tuo percorso?

Avere tanta di quella volontà e tenacia da far piangere ad un mulo, essere sempre fedeli a se stesse e sapere che la parola “impossibile” esiste solo nella mente di coloro che permettono ad un termine simile di mettere radici nella loro testa.

Non si deve sprecare il tempo vivendo la vita di qualcun altro, lasciare che il rumore delle opinioni altrui confonda la nostra voce interiore. Si deve avere il coraggio di seguire il proprio cuore. Anche se sembra difficile, sarà incredibile constatare come le tessere del puzzle si avvicinino al loro posto quando i primi passi sono mossi nella direzione giusta.

 

– Cosa manca oggi, rispetto agli anni in cui hai iniziato a metterti in gioco?

Oggi è l’epoca delle passioni tristi. Vedo tanti ragazzi, padroni di quell’età fatta per immaginare l’infinito che si trovano in difficoltà anche a concepire il presente. Ragazzi che, nel momento della speranza, sono prigionieri di uno schermo che li porta nel vissuto virtuale, rubandogli tutti i colori del mondo. Non più fronti alte ma teste chine, bocche mute e occhi specchiati che si perdono dentro migliaia di pixel. Una società dove tutto ristagna: le idee, le prospettive, le passioni, i sogni.

– Quale è la cosa che più ti rilassa fare?

Adoro il mare! Adoro il mare perché in lui leggo e assaporo quell’infinito leopardiano che, anzichè perdersi dietro il cespuglio, affonda l’occhio dentro orizzonti nostalgici, pieni di fantasie cullanti. Appena ho un pò di tempo libero corro da lui; il profumo della salsedine, quell’immensità arginata dall’immaginazione e da spiagge sabbiose, lo sciabordio vivace delle onde increspate, creano un’atmosfera armonica di perfetta letizia.

 

Photographer: Michele Simolo

 

Redazione

Comments are closed.

SEO Powered by Platinum SEO from Techblissonline