Bullismo:i racconti di un 15 enne in carcere per 3 giorni

Bullismo:i racconti di un 15 enne in carcere per 3 giorni

“DAMMI RETTA STANNE FUORI

contro il bullismo il racconto di un 15enne in carcere per tre giorni

“Il carcere preventivo non dura tutta la vita ma te la cambia per sempre”. E’così, parafrasando il cartellone pubblicitario di un concerto che Simone* fa iniziare il nostro viaggio nei tre giorni più lunghi della sua vita: 15 anni,  una famiglia ottima alle spalle, lo sguardo sincero, i capelli rasati per sembrare quello che non è, un paio di piercing sul viso messi lì “perché me piacciono”. Una mattina di novembre, invece di andare a scuola, Simone sfoga la sua rabbia in strada e in pochi attimi lo sfogo si trasforma in reato. Per lui tre giorni di carcerazione preventiva in attesa del processo. Tutto il resto lo leggiamo di seguito, nel suo racconto lucido, toccante e shoccante dove non troverete i dettagli della vicenda ma gli stati d’animo e le sensazioni di chi – come lui – dopo una brutta avventura cerca anche dentro di sé il giusto riscatto. Ma allo stesso tempo avverte i suoi coetanei che…

Una vicenda che per molti è una bravata, ma per lo Stato è un reato, ti ha fatto trascorrere tre giorni rinchiuso dentro a un carcere minorile: quali sensazioni e sentimenti hai provato?

Il primo impatto è stato molto brutto, le sensazioni di sentirti chiuso e senza libertà ti soffocano immediatamente e ti costringono a pensare. Lì dentro non puoi fare altro perché non puoi uscire dalla cella, ti trattano tutti bruscamente, non sei in famiglia dove hanno attenzione per i modi. Ci sono ragazzi più grandi di te, devi stare attento alle loro prepotenze. E poi pensi a chi magari ti poteva stare vicino e non c’è stato proprio perché ti considera ormai “un carcerato”. Se ne vanno via molti amici e anche qualcuno che amavi molto in quel momento non c’è.

Oltre che alla libertà a cosa si pensa in quelle giornate che trascorrono inesorabilmente lente?

Alla famiglia, allo sbaglio che hai fatto per finire lì, agli amici: si pensa un po’ a tutto perché hai solo tempo per pensare. E’ difficile anche che la notte si dorma: là dentro se non ridi piangi e dal momento che di giorno non ci si stanca, il sonno di notte difficilmente arriva. Non c’è televisione, non è come nei film che vedi che in carcere stai meglio che fuori… Mi è rimasta impressa una frase scritta su un muro: “Chi carcere non prova, libertà non accetta” e penso che questa cosa sia vera perché la libertà è la cosa più preziosa da tenere.

Perché uno della tua età che ha tutto, commette reati?

Ci sono tanti motivi, ma come faccio a spiegarteli? Innanzitutto per la solitudine che provi anche quando sei libero in mezzo alla gente; poi per la rabbia che hai dentro e che riesci a sfogare solo facendo queste bravate, anche se sai che sbagli; infine per dimostrare agli altri che sei forte, mentre dentro sei più fragile di tutti loro. I motivi sono davvero molti.

Nel momento in cui facevi quello sbaglio eri cosciente che stavi commettendo un reato?

All’inizio no, perché ero preso dalla mia rabbia e non ci vedevo. Poi stando lì dentro ho capito che era sbagliato quello che avevo fatto.

Il carcere tendenzialmente apre due strade: rinsavire completamente o continuare a delinquere.

Che effetto ha avuto questo periodo di detenzione su di te?

L’impatto del carcere su di me è stato molto forte, anche se ci sono stato solo tre giorni. La vita fuori non è facile e quando stai li dentro le cose della vita di tutti i giorni sembrano inutili e si annullano. I problemi che ci sono fuori sono niente in confronto a quello che si prova là dentro. Lì il senso di solitudine non porta niente di positivo, quando esci pensi di trovare tutte le persone che avevi vicine prima, mentre chi per un motivo chi per l’altro spariscono tutti. Io però non mi sono scoraggiato: ho la mia famiglia e una persona molto importante vicino e spero di farcela a riprendermi. Soprattutto sono sicuro di non ricapitarci.

Se dovessi dire a un tuo coetaneo come vivere la vostra età, cosa consiglieresti?

Gli direi di fare un ragionamento con se stesso: lì non si sta bene, è meglio la libertà con i suoi problemi che vanno comunque affrontati, ma non certo in quel modo. Poi a tutti direi una cosa sola: statene fuori, dateme retta, la libertà è la cosa più bella che ci sia.

*Simone è un nome di fantasia.

Mario STEFANELLI

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