A SPASSO IN KENIA TRA I LEONI DEL DESERTO

La nostra storia inizia da una passione. Non sappiamo se è quella per la fotografia o per l’Africa o entrambe, fatto sta che da questa passione è nato il servizio che riportiamo nelle pagine seguenti. Una serie di foto e un racconto sull’Africa e sulla natura come non l’avete mai vista.

Per un giovane fotografo alle prime armi non è stato difficile decidere la location per una delle prime esperienze fotografiche. Il Kenya e soprattutto un Safari nella Savana è sembrata l’occasione migliore per esercitare questa passione.

IN VIAGGIO

Il viaggio da Mombasa a Malindi dura circa 2 ore a bordo di un pulmino che in Italia non avrebbe passato alcuna revisione. Non esistono limiti di velocità ma solo coordinate spazio tempo per un tragitto di 130 km di strada dissestata. Il percorso è una fotografia non scattata di degrado e fatica, di povertà, ma non di miseria: Un instancabile formicaio di uomini costeggia una strada dritta e interminabile, il loro viavai da l’idea della necessità di cercare qualcosa che non trovano oppure che hanno già trovato. L’idea di sopravvivenza che coglie dal pulmino il nostro inviato, impedisce di fotografare materialmente quello che dentro di se resterà un bassorilievo di umanità. È l’unica foto che non troveremo in queste pagine, non sarà l’unica che riusciremo a raccontare senza mostrarla. Ai lati della strada le mucche si confondono alla popolazione e razzolano tra i rifiuti alla ricerca di cibo; gli altri animali cosiddetti da cortile vagano alla ricerca di un cortile che non c’è. Baracche di lamiera e capanne di fango si susseguono alternandosi a tuc tuc e veicoli stracarichi di gente.

DA MALINDI AL SAFARI

L’assenza di costruzioni occidentali durante il tragitto ha aumentato l’impatto con il Resort nel quale ho alloggiato per un solo giorno la scelta non è stata casuale, un solo giorno per riprendere fiato prima di ri immergermi nelle emozioni del paesaggio africano. La cena dell’Hotel ha ben poco di africano a parte l’ubicazione geografica. Il tentativo di riportarci nel Continente Nero è stato affidato alla cena keniota caratterizzata da legumi contenuti in piatti di piadina, barracuda al latte di cocco, carne con spezie locali e pollo al curry. Da Malindi al Safari trascorre solo una notte.

La scelta di alloggiare in piena savana ha aggiunto valore al Safari e mi ha preparato alla grande ad entrare in piena sinergia con la natura che sarei andato a fotografare. Prima del Parco Nazionale dello Tsavo, location del mio Safari, ho alloggiato in una primitiva condizione che, da cittadino occidentale abituato ai confort, mi ha permesso di apprezzare odori e suoni della natura. Nella tenda Masai che mi ospitava non c’era elettricità e la luce era garantita solo da un generatore che verso sera alimentava due lampadine nell’area adibita a refettorio. Prima di addormentarmi coccolato dai rumori degli animali della Savana, dal riso beffardo delle iene e dalla presenza di qualche ragno simile alla tarantola, sistemo la mia attrezzatura e mi congedo dal guerriero Masai che mi proteggerà sveglio tutta la notte.

Il pulmino che ho a disposizione mi conduce dalla riserva dove ho alloggiato al Parco Nazionale. La strada che percorriamo è un fiume di terra rossa, simile per rendere l’idea a quella dai campi da tennis.

IL RE ED I SUOI SUDDITI

I Safari si svolgono principalmente o al mattino presto o al tramonto quando gli animali sono fuori dalle tane.

Mentre mi guardo intorno il pulmino si ferma in mezzo alla savana: sotto l’unico albero sdraiato a riposarsi il leone ci guarda. Dopo un apparente attimo di sorpresa inizio a scattare, non considerando il suo ruggito e il successivo sbadiglio che riprendo a scatti multipli.

La siesta dopo il pranzo del leone probabilmente ci salva da un eventuale attacco.

Tutto quello che segue rispetto alla foto del Leone (foto 1 Leone) non può stupire.

Il mio viaggio fotografico prosegue a poca distanza dove si materializzano famiglie della savana e “coppie di fatto”. Una famiglia di Elefanti infatti si avvicina a quella sorta di lago abbeveratoio che sembra l’unico bar aperto per i nostri protagonisti. Più avanti sempre a portata di obbiettivo una giovane coppia di Giraffe mi permette di scoprire che una danza silenziosa avvolte è più efficace di mille parole (foto 2 Elefanti) (Foto 3 Giraffe) .

Gli altri animali che seguono non sono un semplice elenco di scatti: Antilopi, Ippopotami, Struzzi, Coccodrilli, Dik Dik, Zebre.

Non abbiamo fotografato il Rinoceronte: mentre mi guardo intorno chiedo all’autista se ce ne fosse in giro qualcuno; lui mi risponde di no aggiungendo:”meglio, non è piacevole essere attaccati da un rinoceronte arrabbiato”.

PIATTI TIPICI DEL KENIA

La cucina del Kenya si presenta come un miscuglio di tradizioni diverse, araba, inglese e indiana. È varia e speziata ma non piccante, comunque le pietanze consistenti e sazianti.

I piatti principali della cucina keniota, sono:

– l’irio: zuppa di fagioli, mais, spinaci e patate servito sotto forma di morbido composto

– lo stew: stufato di fagioli con pezzetti di carne galleggiante

– l’ugali: polenta di mais accompagnata da carne o pesce

– il matoke: una purea di banane verdi molto consistente

– lo mkate mayai: una frittella di farina di grano farcita con uova e carne trita

– i sambusa: di origine araba, frittelle con carne macinata

– i samosas: snacks

– i mandaazi: focacce non molto lievitata e poco dolce.

Ottimi sono il pesce, i frutti di mare e i crostacei che si trovano prevalentemente nella zona vicino alla costa ovviamente freschi.

di Massimo Doxa

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